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Pezzi di Sardegna. Tra musica, emozioni e surf.

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Gennaio 13, 2020

Ultime ore di questo mio viaggio. Solo adesso rifletto sul fatto che ci sia di nuovo un romanzo sul mio comodino. Su quel comodino che mi ha tenuto compagnia in queste due settimane. Sono arrivato a questo viaggio dopo due mesi nei quali le mie letture erano focalizzate su testi da studiare e tante mail. Due mesi che avevo scelto di dedicare in maniera importante al mio lavoro, ma con la voglia e la consapevolezza di portare a termini i miei progetti e concludere l’anno nello stesso posto in cui era iniziato. Sono in Sardegna, e riguardo per l’ultima volta la mia stanza. Passano davanti a me continui flash di questi giorni ad ovest, continui pezzi di Sardegna.

La bellezza dell’assenza.

A volte è proprio alla fine di un’avventura che mi ripassano davanti agli occhi le sensazioni che l’hanno segnata in maniera più forte. Ed è proprio quando quell’avventura sta per finire, che iniziano a prendere forma tutte quelle sensazioni di “mancanza” e iniziano a diventare ancora più belli certi momenti vissuti. Una volta la nostalgia mi sembrava qualcosa di triste; adesso credo che la nostalgia, un po’ come la tristezza, sia qualcosa di naturale, qualcosa di fortemente umano, qualcosa che testimonia la capacità di saper sentire l’assenza e saper quindi percepire fino in fondo il bello di un’esperienza. Quel sentimento che accompagna verso quella sensazione di mancanza, quella concretezza che quel qualcosa sta per finire. Per un intervallo di tempo definito, o forse no.

Saluto un’altra volta la Sardegna, ma come ogni volta che torno qui sento che sarà un arrivederci. Però mi manca, e scelgo di farmi accompagnare nella mia ora e mezza che mi separa da Cagliari, da tutti i momenti che hanno segnato questi giorni quaggiù. Mi piace sentirlo dentro di me come un altro piccolo regalo che quest’isola è riuscita a farmi. Ritorno in macchina, e ripercorro i miei momenti di questi primi giorni del ventesimo anno di questo millennio.

Angoli di paradiso in costa ovest.

Tornando scelgo di fermarmi in quel pezzetto di spiaggia che affaccia tra verde e mare. Ripenso che un giorno mi piacerebbe regalare qualche giorno qui ai miei genitori. I miei genitori questa Sardegna non l’hanno mai vista. Qui ho fatto l’ultimo bagno di questo mio viaggio. Una giornata di surf incredibile; una giornata durante la quale ancora una volta poco prima di uscire dall’acqua ho pensato che dopotutto la cosa più bella di tutto questo, forse è proprio la vita in sé.

Risalgo il sentiero che mi riporta sulla 131. Quella statale che durante questa avventura ho percorso tante volte. Ritorno con un pensiero. Un pensiero che ha creato dentro di me un ponte tra musica e surf; un ponte con la semplicità delle emozioni. Un ponte, ancora una volta, con la cosa più bella e semplice di questo continuo viaggio.

Il potere della musica. Il potere delle onde.

Tornavo dal Sinis, S’Archittu, ancora una volta un tramonto di onde. Ascoltavo Fossati e a un certo punto mi sono accorto del potere della musica. Quante volte ho ascoltato Fossati, ma solo in Sardegna ha preso forma questa sensazione.

Di musica non ne capisco niente, non so suonare nessuno strumento, e non saprei distinguere una nota da un’altra. Oltre al fatto che sono stonatissimo. Però la musica mi emoziona! Certa musica mi entra dentro e riesce a farmi sentire il suo potere. Che cosa banale. Che cosa immensa. E ripenso un po’ anche al surf. Oggi ho imparato a surfare e ne capisco un po’ di più che di musica. Ma quando sono in acqua non è la manovra che riesce ad entrarmi dentro. E’ quello che i miei sensi percepiscono che mi scatena emozione. E questa cosa il surf me l’ha fatta da subito, da quando per la prima volta sono salito sulla tavola. Chi lo sa, forse anche per questo la Sardegna mi è entrata dentro. Un po’ come certa musica. Un po’ come certe onde.

Pezzi di Sardegna – Scatto in uscita dal porto di Cagliari

Sono a Cagliari, ultimo tramonto davanti alla Sardegna. Chiamo Mamma. Riattacco e dentro di me ringrazio i miei genitori per avermi regalato una vita nella quale pur non capendo nulla di musica, riesco ad emozionarmi ascoltandola. Una vita nella quale ho scelto di insegnare e trasferire la mia passione per il mare e per il surf, e oggi alcune persone che sono venute con me in acqua per la prima volta ancora mi scrivono e mi raccontano di quanto sia bello aver scoperto questo surf.

Questa vita nella quale il senso di scoperta mi accompagna nella scoperta del mondo, ma anche nei miei posti di sempre. Una vita nella quale ho capito che il più bel successo è quello che ci consente di trarre emozioni e serenità dalle nostre passioni. Questa vita nella quale ho scelto la mia musica, il mio surf, il mio modo di viaggiare, provando ad assecondare me stesso e la mia serenità, e abbandonando l’idea di farlo secondo regole o canoni definiti o giudicati validi da qualcun altro.

Poi piano piano mi allontano dalla Sardegna. Sento quella tristezza, ma sento anche che dentro quel sentimento di assenza c’è tutta la ricchezza di quello che vedo ancora dentro questo tramonto. Sento che qui ancora una volta ci ritornerò, perché forse se è vero che la Sardegna già mi manca, un po’ inizio a mancare anche io alla Sardegna. Perché ho scelto di vederla con i miei occhi…

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LUCA DIODATO

Da sempre sono stato affascinato dal viaggio e dalla scoperta. Ho iniziato scoprendo e raccontando i posti della mia terra. Ho poi avuto la fortuna di iniziare a scoprire pezzi di mondo, entrando in contatto con quella che oggi ritengo la mia più grande scoperta: il "diverso". Il viaggio, la voglia di scoprire e il continuo contatto con il mare, mi hanno portato a conoscere e coltivare la mia passione per il surf. Oggi continuo a raccontare le mie avventure. A cercare onde. A scoprirmi.