Storie in viaggio Surf

Perché il ritorno è parte del viaggio

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Maggio 6, 2019

Ho avuto la fortuna di viaggiare da sempre.

A due mesi i miei genitori mi portarono sul mio primo traghetto. Il mio primo “viaggio”. Ischia.

Poi un altro traghetto ancora. Nell’estate del 1984 la mia prima volta in Sardegna. A Baia delle Mimose, vicino Badesi. Lì mio padre mi racconta che ho avuto il mio primo incontro con una tavola da surf. Ma io non me lo ricordo.

Poi tante estati con la mia famiglia in Calabria, e vari viaggetti sparsi in Italia. Soprattutto al sud, alla scoperta di luoghi che oggi considero un vero e proprio patrimonio di questo paese.

Sono quindi cresciuto percependo le sensazioni della partenza. E quelle del ritorno.

Quei ritorni che erano sempre un po’ visti come fine della vacanza. In maniera un po’ nostalgica; e in effetti questa sensazione mi ha accompagnato per tantissimi anni, anche quando ho iniziato a viaggiare lontano dall’Italia. Il viaggio come vacanza, e la fine del viaggio come fine della vacanza.

Viaggio come costante.

Poi piano piano qualcosa è cambiato. Ho iniziato a scoprire il piacere del viaggio come evoluzione interiore; e sempre continua. Il viaggio come scoperta di luoghi; con andate e ritorni sempre più intrecciati e tutti legati da un filo conduttore.

Così, riuscendo a dare un senso concreto alla voglia di crearmi una vita che mi consentisse di viaggiare con sempre maggior frequenza, il viaggio si è piano piano trasformato da vacanza, ad esperienza. Scoperta. Percezione dei luoghi e di me.

Ho poi dato un senso concreto alla mia passione per il surf, e il viaggio si è ulteriormente arricchito. Surf, avventura, scoperta e condivisione con chi vede il mondo con i miei stessi occhi. Ma anche viaggio in solitaria, partenza senza itinerari e date fisse. Come mi piace raccontare, il viaggio nel viaggio.

Questa forma di vita, si è concretizzata con non pochi sacrifici; ogni scelta ha ovviamente il suo prezzo. Mi ricordo il mio primo viaggio in solitaria. Mi sentivo strano e diverso. In quel viaggio scoprii poi sensazioni incredibili.

Insomma, il concetto di viaggio ha subito dentro di me un’evoluzione; non semplice. Ma che mi ha accompagnato a quella che oggi è la possibilità di poter vivere tanto di ciò che cerco.

Ritorni. Scelta della propria routine.

La nostra mente spesso tende a percepire la fine del viaggio come ritorno alla routine. E se la nostra routine è esclusivamente legata ad obblighi e abitudini povere di emozioni e prive di svago, va da sé che la fine del viaggio viene percepita dalla nostra mente in maniera negativa, e mette in moto chimiche che, ovviamente, non creano benessere.

Ci pensavo stamattina. Secondo giorno dopo il rientro dalla mia ultima avventura; un viaggio all’insegna del surf e dell’avventura, ma durante il quale ho anche lavorato per anticiparmi un po’ di impegni in previsione di un periodo molto pieno e intenso.

Mentre ascoltavo una delle mie canzoni preferite di sempre, “Sweet Armony”, ripensavo. Ripensavo a come lentamente il ritorno dal viaggio stia diventando sempre più parte stessa del viaggio. Legame di questa unica routine “viva”, che mi porta sempre più spesso ad intrecciare viaggio e quotidianità; quotidianità e viaggio.

Mentre mi avviavo con la mia tavola da surf verso la macchina, con la voglia tornare a surfare nel mio mare di casa, riflettevo su questi miei primi giorni di ritorno. E su come, il ritorno, lo percepissi un po’ parte del viaggio. Parte del viaggio che accompagna dai luoghi nei quali siamo stati, verso casa; e che ci tiene poi ancora un po’ sospesi tra due dimensioni. Passaggio tra due momenti di questo viaggio continuo.

Le sensazioni del ritorno

Ritornare vuol dire tornare nei luoghi in cui ci sono i miei affetti. Quelle persone con le quali sono cresciuto e con le quali ho condiviso momenti ed emozioni. Tornare da loro. E raccontarsi con loro del viaggio.

Ritornare vuol dire tornare ai miei impegni. Al mio ufficio. I miei colleghi. Quell’ambiente che mi accoglie per tante ore al giorno. Persone e professionisti con le quali mi piace condividere obiettivi e motivazione.

Ritornare vuol dire tornare a perdermi nei miei posti di sempre. Posti di casa. Luoghi pieni di ricordi e di sensazioni. Quei posti che a volte di sera torno a visitare. Quei posti che c’hanno scritto dentro una canzone. Un abbraccio. Un emozione. I posti del liceo, o delle mie partite di pallavolo. Quei posti che mi fanno rendere conto del fatto che casa va ben oltre la sua collocazione geografica. Casa è prima di tutto una sensazione.

Ritornare vuol dire inziare a percepire le emozioni dell’ultimo viaggio come ricordo. E iniziare a sentire di aver aggiunto altre emozioni a questo splendido e continuo viaggio.

Ritornare vuol dire sentirti libero di svegliarti, ascoltare una delle tue canzoni preferite, prendere la tua tavola da surf e andare a surfare nei tuoi posti di sempre. Magari ritrovando in acqua qualche tuo amico di onde.

Ritornare vuol dire sapere che di sera puoi scegliere di andare a cena da mamma. Ritrovare le ricette migliori del paese che ha la migliore cucina del mondo. Ritrovare quei sapori semplici che hanno un’aroma che nessun altro potrà mai spargere sul mio piatto.

Ritornare vuol dire rientrare di sera e parcheggiare l’auto al posto di sempre. Stendersi sul materasso di casa. Risentire con tutti i sensi quel luogo che ti conosce bene. Ritrovare il proprio cuscino, fermarsi, e “guardare” un po’ il silenzio per percepire che ancora una volta, grazie al viaggio, sei tornato un po’ diverso. E che in fondo la vita è veramente una bella storia!

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LUCA DIODATO

Da sempre sono stato affascinato dal viaggio e dalla scoperta. Ho iniziato scoprendo e raccontando i posti della mia terra. Ho poi avuto la fortuna di iniziare a scoprire pezzi di mondo, entrando in contatto con quella che oggi ritengo la mia più grande scoperta: il "diverso". Il viaggio, la voglia di scoprire e il continuo contatto con il mare, mi hanno portato a conoscere e coltivare la mia passione per il surf. Oggi continuo a raccontare le mie avventure. A cercare onde. A scoprirmi.