Surf e Mediterraneo
E’ sera, siamo a metà strada. Di ritorno da una due giorni imprevista dentro il tacco d’Italia.
Due giorni nati un po’ all’improvviso, grazie a una perturbazione che ho iniziato a seguire senza volerlo. Una due giorni nata qualche giorno prima, ero in treno di rientro da Bologna; una tipica giornata bolognese, nebbia e freddo. Una di quelle giornate un po’ più lunghe.
Rientrando mi arriva un messaggio. “SUD!”.
Le mappe iniziano a segnalare qualcosa di strano. A sud. Qualcosa di ancora molto aleatorio. Qualcosa che però ti fa entrare in circolo quell’adrenalina di quando le mappe iniziano a muoversi. Qualcosa che l’attimo dopo mi fa pensare…è da un po’ che non ritorno in Puglia!
Rispondo: “Se entra, ci sto”.
Così rieccomi qua, di ritorno con Bruno. Perché il grecale poi ha deciso di entrare come le mappe avevano iniziato a segnalare; attivando un po’ di spot che ho scoperto durante varie discese a sud.
Grazie alla disponibilità e all’accoglienza di qualche surfista del posto, ci siamo vissuti insieme due giorni di onde forse non epiche, ma belle e continue. Così, rientrando, ripenso a come questa due giorni sia stata un po’ il tipico quadretto del surf nel Mediterraneo.

Session a sud, dopo un bel po’ di chilometri – Foto Bruno Bordi
Surfare nel Mediterraneo credo rappresenti uno stile di surf unico. O comunque piuttosto singolare. Surfare nel Mediterraneo credo abbia le sue regole. Quelle piccole ma utilissime regole che ho imparato a conoscere a mie spese.
Per surfare nel Mediterraneo è fondamentale essere disposti a fare spesso un po’ di chilometri. Nel Mediterraneo il mare si attiva principalmente, se non esclusivamente, grazie a perturbazioni meteorologiche. Avendo una massa di acqua praticamente insignificante rispetto a quella degli oceani, il nostro mare risente in maniera molto limitata del fenomeno delle maree. E di conseguenza il fenomeno di generazione dell’onda legata alle escursioni di marea (molto evidente in oceano) nel nostro mare è pressoché nullo; o comunque non tale da generare un’onda di dimensioni sufficientemente surfabili.
Motivo per cui le onde bisogna andarsele a prendere dove una o più perturbazioni hanno generato, si spera, un movimento d’aria tale da aver messo in moto una sufficiente quantità di acqua. E, in conseguenza di ciò, attivato uno o più spot di quella area. Ci sono poi tutta una serie di altre variabili che incidono sulla qualità più o meno buona di una mareggiata, ma il presupposto di tutto è sicuramente questo.
In sostanza serve energia che crei movimento d’acqua. Questa energia, nei mari, può derivare “naturalmente” da tre fenomeni: maree, terremoti e vento. Assente la prima e, si spera sempre, esclusa la seconda, al nostro mare non resta che la terza. Detto questo, dove andarsele a cercare le onde e come orientare i nostri spostamenti più o meno lunghi?

L’arrivo sullo spot. Foto scattata nel basso Lazio durante lo scorso inverno
Personalmente ho la fortuna di vivere a pochi chilometri da un po’ di spot; che sebbene non siano generosissimi come alcuni spot di altri posti d’Italia, concedono un po’ di divertimento con una discreta frequenza. Soprattutto dalla fine dell’estate alla primavera inoltrata. Questa condizione è sicuramente essenziale, anche se non vincolante, al poter dare continuità a questa passione. Nonostante questo però, mediamente la metà delle mie session non sono “napoletane”; vivo vicino Napoli e con spostamenti sotto le due ore copro tutto il tratto di costa che va dal basso Lazio fino al sud della Campania. Tratto che , per diversi suoi spot, risulta più generoso in termini di qualità di onda rispetto a quelli più vicino casa; mantenendo comunque una discreta frequenza. Motivo per cui, per le session “one day”, gli spostamenti potranno essere anche limitati in termini di distanze se si ha la possibilità di vivere in posti che abbiano questo tipo di caratteristiche.
Quando la distanza inizia invece a richiedere più tempo, preferisco sempre restare sul posto per un po’ di giorni; almeno un paio. Sia per vivermi e godermi le onde con i miei tempi, sia per la voglia di scoprire o ritrovare posti di mare. Grazie al surf ho avuto la possibilità di scoprire tanta Italia; intrecciando la mia passione per le onde a quella per il viaggio. Surfare un’onda oceanica è bello; e trovare onde in oceano è più semplice, sebbene non sempre scontato. Ma quelle session italiane che prendono forma dopo centinaia di chilometri alla ricerca dell’onda giusta, viaggiando tra borghi di mare completamente deserti e scoprendo posti in tutta la loro essenza, ha un fascino a mio avviso unico.
Proprio qualche giorno fa un’amica mi raccontava di un’onda assurda che si attiva in particolari condizioni in una delle isole siciliane. Isole a me sconosciute da un punto di vista surfistico, ma che adoro per la loro “ambientazione”! Ho ricordi clamorosi di viaggi fatti fuori stagione alle Eolie o alle Egadi. Ecco, se penso di poter surfare anche solo un’ora su un’onda di un posto così, avverto una voglia e un’energia nel continuare questa mia ricerca, fortissime.
In generale quindi, possono essere questi i due diversi approcci nel caso in cui si scelga di surfare con una certa costanza. Chiaramente entrambi validi se si gode del mare vicino casa; un po’ legate a trasferte più o meno lunghe, nel caso in cui il mare non sia proprio così vicino. Ma in Italia, escluse forse alcune zone del Trentino e della Val d’Aosta, il mare non è mai così lontano; sebbene la concentrazione di spot non sia la stessa lungo tutto il perimetro e quindi questa valutazione resta in parte legata al luogo in cui si vive.

Borghi di mare a sud – Foto di Bruno Bordi
Altra regola essenziale per surfare nel Mediterraneo, è il tempo libero. Condizione forse un po’ gemella rispetto alla precedente. Organizzare il proprio tempo prevedendo che ci sarà spesso la necessità di inseguire le onde quando lo deciderà il mare; senza troppo preavviso. Scegliere quindi di avere del tempo necessario a potersi spostare nel caso in cui la mareggiata vada un po’ inseguita. O, più semplicemente, scegliere di avere tempo necessario per vivere il surf anche nel quotidiano.
Più in generale, che si tratti di regalarsi un po’ di giorni lontani o di prendersi qualche onda “vicina” di buon mattino prima di iniziare con gli impegni quotidiani, bisogna scegliere di dedicarci il giusto tempo. E dal momento che un minimo di tempo libero, a mio avviso, è qualcosa che ognuno di noi con la giusta voglia e con un pizzico di coraggio può decidere di ritagliarsi e poi organizzarsi, se si sceglie di surfare nel Mediterraneo con una certa continuità bisogna un po’ attenersi anche a questa piccola ma essenziale regola. O forse più che regola, a me piace chiamarla “scelta”.
Surfare è spesso sapere con poco anticipo che in una certa giornata e in quella fascia oraria, ci sarà una buona probabilità che si crei una discreta condizione in quel tratto di costa; per quello specifico spot. Che piaccia o no, è così che funziona. Le regole alla fine le decide sempre il mare; e non è sempre semplice poterle seguire. Motivo per cui non resta altro che scegliere; scegliere se dedicare una parte del nostro tempo a viversi il surf con una certa costanza. Scegliere di diventare un po’ “manager” del proprio tempo, incastrando impegni e tempo libero da dedicare a momenti che possiamo noi scegliere come riempire.
Tutto questo chiaramente non vale per chi sceglie di limitare il surf a quelle 2-3-4 settimane all’anno in cui si prende un aereo e vola in oceano. Scelta legittima ma che quindi allontana un po’ dal concetto di surf mediterraneo.

Novembre 2018, foto di Bruno Bordi – La scoperta di un nuovo spot grazie a surfisti del luogo
C’è poi un ultimo elemento che credo sia un po’ complementare agli altri due. La tecnologia. Proprio perché legato a fenomeni meteo poco prevedibili, il surf mediterraneo impone una buona capacità di consultazione degli strumenti dedicati alle previsioni. Oggi diversi portali meteo hanno iniziato a sviluppare algoritmi che formulano previsioni circa l’entità e le caratteristiche di una mareggiata; previsioni che, se opportunamente consultate, forniscono elementi di valutazione sulla sua evoluzione e consentono di prevedere quali spot potrebbero attivarsi e con che qualità di onda. Ci sarebbe da scrivere tanto su come analizzare e leggere tali previsioni; posso però garantire che se ne sponsorizzo l’utilità, è per prova diretta sul campo.
Ricordiamoci chiaramente che si tratta di modelli probabilistici e non matematici; e in quanto tali, avranno sempre un loro grado di aleatorietà. Alla fine a decidere è sempre il mare; senza chiaramente dimenticare che la conoscenza specifica di un particolare spot e il suo comportamento in determinate condizioni, saranno sempre elementi “umani” che daranno il loro significativo contributo.
Come sottolineo spesso a chi si avvicina al surf e mi chiede consigli circa l’utilizzo delle mappe, tali strumenti sono a mio avviso un supporto necessario ma non sufficiente. Proprio perché da abbinare in molti casi, motivo per cui li considero complementari, alla possibilità di potersi spostare.
In breve quindi, nel Mediterraneo arrivare su uno spot più o meno lontano e trovare buone condizioni può derivare da due motivi: o si è stati particolarmente fortunati (motivo che rappresenta chiaramente l’eccezione) o nei giorni precedenti si è fatta un’attenta analisi sull’evoluzione della mareggiata e si è deciso di andarsela a prendere.

Novembre 2018, Lazio – Un’attenta analisi dell’evoluzione della mareggiata, può regalare giorni così
C’è poi un’altro set di piccole regole che forse vanno un po’ oltre lo specifico contesto del surf mediterraneo. Ma che trova però in questo ambito una sua totale applicazione.
Regole un po’ personali e legate alla mia concezione del surf, e di tutti quelli che lo vivono un po’ come me. Il surf come espressione di molte personali passioni. Mi capita non poche volte di prendere e andare. Vivere il surf come contatto con il mare. Andare a divertirmi quando le onde sono quasi inesistenti. Prenotarmi un traghetto per la Sardegna perché se anche non ci saranno onde quando ci andrò, tornerò a vivermi una terra che mi affascina anche per tanto altro. Oppure partire e andare verso sud, per perdermi tra borghi di mare e onde che potrebbero essere improbabili.

La scoperta di posti di mare del sud Italia con onda completamente assente
Mare. Scoperta. Voglia di perdermi in luoghi in cui ho sempre voglia di ritrovarmi. Viaggiare. Tutti elementi che hanno forse trovato nel surf, una loro intersezione. E che mi hanno portato a volte ad incrociare chi concepisce e vive il surf un po’ come me.
Proprio durante questo mio ultimo viaggio a sud, ho ripensato spesso a tutto quello che il surf mi ha regalato; in termini sia personali che di incontri. E sicuramente presto ne farò un articolo; anche a favore di chi, magari, troverà nella mia concezione del surf un buon motivo per avvicinarsi a questa filosofia. Un po’ come tempo fa, è successo a me.
Siamo di nuovo a Napoli. Lascio Bruno a casa. E’ sera e piove a dirotto. Chiamo i miei, sono a casa al caldo e io sono affamato. Quella fame di un giorno di onde senza pranzo. Quasi quasi, faccio tappa da loro prima di rientrare!
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